I lavori di restauro della ex chiesa

Il primo stralcio funzionale dei lavori ha avuto avvio nel gennaio 2014, sotto la direzione dell’Arch.Paola Malucelli con la collaborazione dell’Arch.Ilaria Baroncini. Questa prima fase è stata ultimata nel mese di maggio 2014, in modo da consentire la riapertura adella ex Chies al pubblico in occasione della solennità di Pentecoste. In occasione della riapertura ufficiale, avvenuta sabato 31 maggio 2014 alla presenza delle autorità cittadine, è stata scoperta una targa commemorativa – posta a sinistra del portone di accesso alla ex Chiesa – in ricordo del castellano Brunetti Danilo.

L’antica pavimentazione: analisi storica e sondaggi

Uno degli interventi più importanti condotti durante questo primo stralcio di lavori di restauro scientifico ed adeguamento funzionale è stata – su richiesta della Soprintendenza ai Beni Architettonici di Ravenna – la rimozione della pavimentazione esistente (risalente agli anni Sessanta) e del relativo sottofondo, fino al rinvenimento dell’antica pavimentazione in cotto del sec.XVII.
I sondaggi eseguiti prima dei lavori hanno consentito analizzare la stratigrafia del solaio fino alla quota dell’antica pavimentazione originale in cotto, posta a circa cm.15 sotto il piano di calpestio esistente. Il pavimento presente all’interno della Chiesa, in quadrotti di marmo (dim.cm.40×40), aveva dato origine ai numerosi fenomeni di umidità di risalita che caratterizzavano le murature: durante i lavori di posa eseguiti negli anni Sessanta, per permettere la posa della pavimentazione, si operò infatti la raschiatura dell’intonaco in tutta la parte basamentale. Nella zona absidale la pavimentazione originaria in cotto risultava asportata e il solaio rimaneggiato. Un piccolo crollo nell’angolo dell’abside ha fatto emergere la struttura muraria sottostante: volte in laterizio di tipologia similare a quelle delle cantine presenti in tutti i palazzi limitrofi. Si può però supporre che, originariamente, quegli ambienti fossero un vero e proprio sepolcreto. Riporta infatti Padre Serafino Gaddoni ne “Le chiese della Diocesi di Imola”: “Sotto il piancito di questa chiesa, tanto settariamente profanata, riposano in vari sepolcreti i confratelli della Misericordia, a cui appartennero le persone più distinte e facoltose del paese.” In questa zona, però, detti ambienti risultano parzialmente riempiti di terra, probabilmente a seguito del bombardamento che ha interessato l’abside durante il Secondo Conflitto Mondiale.
Nella navata la pavimentazione settecentesca in cotto è caratterizzata da una fascia centrale di piastrelle quadrate (dimensioni cm.34×34), poste diagonalmente rispetto alla linea della muratura di ingresso. La posa diventa invece perpendicolare e regolare nei lati, ove la posizione degli antichi altari era delimitata da corsi di mattonelle rettangolari. In prossimità dell’ingresso, una piccola area risultava priva di pavimentazione: la forma della lacuna richiama quella di una lapide, forse posta in corrispondenza di una sepoltura, probabilmente rimossa.

 

La nuova pavimentazione

Al fine di non danneggiare la pavimentazione settecentesca in cotto, è stata in primis  applicata una guaina protettiva in polietilene, previo consolidamento nell’area del crollo nella zona absidale. Successivamente è stato posato un substrato ad alto potere coibentante, realizzato mediante l’innovativo sistema “Massetto Centro Storico-Leca”, appositamente studiato per gli interventi di restauro e conservazione: un massetto composto da argilla espansa di piccola pezzatura e additivato con fibre polimeriche. Una volta raggiunti l’adeguata maturazione e l’idoneo grado di indurimento, il massetto è stato fresato con l’ausilio di un’apposita strumentazione, al fine di ricavare le canalizzazioni in cui alloggiare le serpentine radianti per l’impianto di riscaldamento a pavimento, secondo il sistema “Zeromax” brevettato dalla “Eurotherm” di Bolzano.

La nuova pavimentazione in “Biancone di Asiago” (in lastre da cm.34×34) richiama le formelle in cotto originarie, armonizzando il nuovo pavimento con le linee architettoniche della chiesa e con il suo perimetro irregolare. Lo schema evidenzia la zona di ingresso e il percorso tra Chiesa e Sala Mostra, con una posa della pavimentazione a 45° rispetto alla linea della via Emilia. Le porzioni restanti (abside e navata, in corrispondenza della cupola) sono caratterizzate da posa dritta. Due botole metalliche sono state poste in corrispondenza della zona absidale (ove si è verificato il piccolo cedimento strutturale) e della tomba nella zona d’ingresso: sotto di esse non sono state posate le serpentine dell’impianto di riscaldamento, onde conservare la possibilità di ispezionare ciò che si cela al di sotto del nuovo impianto di riscaldamento e della nuova pavimentazione, senza comprometterne la funzionalità. A completamento dell’opera di sistemazione della pavimentazione, sarà eseguito il ripristino della parte mancante dello zoccolo che corre lungo tutto il perimetro della chiesa con uno strato di intonaco pozzolanico a grana grossa, traspirante e idrorepellente, al fine di contrastare l’umidità di risalita particolarmente presente allo stato attuale.

 

I nuovi servizi igienici

La conversione della ex Chiesa a nuovo Auditorium non poteva prescindere dall’adeguamento dei servizi igienici: quelli esistenti risultavano essere infatti degli spazi molto ristretti – e come tali non fruibili da persone con disabilità – e caratterizzati da sanitari, rivestimenti e impianti ormai obsoleti.
Per mezzo di alcuni interventi di demolizione delle pareti dei due vecchi servizi igienici si è potuta ampliare la lunghezza del bagno verso la via Emilia,- mettendo anche in evidenza l’intradosso della scala di accesso al primo piano del Centro Culturale; il bagno posto sul lato dell’abside della Chiesa ha invece ha inglobato al suo interno il vecchio ripostiglio della sala mostra, così da diventare sufficientemente ampio e accessibile anche ai diversamente abili.
I nuovi rivestimenti in gres porcellanato “Cedir” di Castel Bolognese sono caratterizzati da tonalità neutre e da una trama che richiama le superfici naturali. I due formati (cm.25×100 e cm.30×60), sono stati applicati ricreando l’effetto di una boiserie; una fascia con decori perlacei a rilievo e un disegno a greca richiama i motivi dipinti negli intradossi delle arcate della chiesa. La pavimentazione dei servizi igienici è invece identica a quella realizzata all’interno della Chiesa, in lastre di “Biancone di Asiago” (dimensioni cm.34×34) posate in diagonale. I nuovi sanitari “Stile” e le rubinetterie sono caratterizzati da un design semplice, ma piacevoli e funzionali. Le nuove porte di accesso ai servizi igienici, infine, realizzate dalla falegnameria “Arredoemme” di Castel Bolognese, sono in legno pantografato e laccato color verde Lorena (colorazione assai impiegata nel XVIII secolo), con maniglie in ottone di gusto antico, in linea con il carattere degli ambienti.

I nuovi impianti tecnologici

Una consistente parte delle lavorazioni eseguite durante questo primo stralcio di restauri ha riguardato l’adeguamento degli impianti tecnologici. I lavori relativi al nuovo impianto di riscaldamento all’interno della Chiesa hanno comportato l’inserimento di tubazioni radianti sottopavimento e l’installazione di una nuova caldaia a condensazione. La caldaia di tipo tradizionale – già presente nei locali del Centro Culturale Polivalente – è stata conservata: in tal modo Chiesa e Centro Culturale possono essere riscaldati autonomamente e in modo completamente indipendente.
Il vecchio locale tecnico è stato suddiviso in tre ambienti distinti, aventi differenti funzioni. Le due nuove centrali termiche ospitano le caldaie e sono accessibili dal cortile esterno, posto sul retro della sala mostra; il nuovo ripostiglio ospita i quadri elettrici ed è ora accessibile dall’interno della sala mostra.

Gli infissi esistenti sono stati recuperati, al fine di ridurre al minimo i costi dell’intervento. Le porte esterne di accesso alle due centrali termiche sono state ricavate riadattando la vecchia porta in ferro a due ante, corredata di nuova ferramenta e di nuove maniglie; la vecchia porta del ripostiglio è stata recuperata, laccata color verde Lorena e provvista di nuova ferramenta e di maniglia in ottone.
L’impianto elettrico all’interno della Chiesa è stato oggetto di un importante intervento, realizzato dalla ditta “Brilux” di Brisighella.
I cavi aerei che correvano lungo le pareti della chiesa, dandole un aspetto disordinato e fatiscente, sono stati completamente rimossi e sostituiti da nuovi cavi elettrici sotto traccia, a norma di sicurezza. Le nuove canalizzazioni alimentano i punti luce con i relativi interruttori e i nuovi punti presa, realizzati sia all’interno della Chiesa che nella zona dei servizi igienici e dei locali tecnici.
Un ruolo importante nella riqualificazione della Chiesa è poi ricoperto dal nuovo impianto di illuminazione: 36 corpi illuminanti a LED orientabili sono stati posizionati sopra la cornice che si sviluppa lungo tutto il perimetro della chiesa, all’interno dei balconcini e negli angoli della cantoria; 23 metri di strip led corrono attorno alla base della cupola. L’orientamento diversificato dei corpi illuminanti e le dodici accensioni indipendenti permettono di adeguare l’illuminazione dell’Auditorium alla tipologia di evento che ospita, utilizzando una potenza complessiva che non supera 1 kW. L’estetica dei corpi illuminanti permette, anche da spenti, il loro armonico inserimento nel contesto della Chiesa, senza alterarne la percezione visiva d’insieme.
Gli antichi collegamenti con i luoghi della Confraternita di S.Maria della Misericordia

Il progetto di ampliamento della Chiesa di S.Maria della Misericordia, realizzato da Cosimo Morelli a partire dal 1771, prevedeva l’impostazione planimetrica di una croce greca “dai bracci laterali recisi e occlusi da finte ancone di stucco […]. Nei bracci sviluppati dalla croce invece [Cosimo Morelli] collocò, alla tipica maniera settecentesca, quattro porte sormontate da poggioli.”
(Antonio Corbara, “S. Maria della Misericordia di Castel Bolognese. Un capolavoro di Cosimo Morelli”, Imola, 1957).

I quattro “poggioli” (o coretti) presentavano tutti le medesime caratteristiche: una finestra riecheggiava le forme dell’apertura maggiore di una serliana – impreziosita da una cornice ad ovoli e foglie molto semplificate – e una balaustra in stucco creava una sorta di balconcino. All’inizio di questo primo stralcio dei lavori di restauro, uno dei quattro poggioli – quello che sormontava, in cornu Evangelii, la porta di collegamento tra Chiesa e Centro Culturale – risultava però tamponato da una muratura intonacata e tinteggiata che ne chiudeva la specchiatura, rendendolo inaccessibile.
Da un’attenta ricerca storica si è potuto desumere che tale tamponamento era posticcio e quindi non riconducibile al progetto di Cosimo Morelli. Scriveva infatti nel 1927 Padre Serafino Gaddoni, autorevole storico locale:
“[…] Una vasta cantoria è sopra la porta d’ingresso: altre due più piccole, ad uso di coretti, stavano ai lati della cappella maggiore. Uno dei coretti in cornu Evangelii, metteva agli uffici della Congregazione di Carità, l’altro, in cornu Epistolae, nel palazzo della nobile famiglia dei marchesi Zacchia Rondinini, che ottennero il coretto a proprio uso nel 1820 «ex indulto Pii VII, recognito ab ill.mo Rusconi»”
(Padre Serafino Gaddoni O. F. M., “Le chiese della Diocesi di Imola – Volume I”, Imola, 1927)

Dopo aver effettuato gli opportuni sondaggi si è così optato – in accordo con la Soprintendenza ai BB.AA. di Ravenna – per rimozione dei tamponamenti, restituendo al quarto “poggiolo” il suo aspetto originale, e alla chiesa una più armonica percezione visiva.
Le motivazioni che hanno portato alla chiusura di questo poggiolo sono solo ipotizzabili. Il complesso edilizio formato della Chiesa e dell’Ospedale adiacente – profondamente segnato dagli eventi bellici della Seconda Guerra Mondiale – necessitava negli anni del dopoguerra di un consistente intervento edilizio di ripristino. La zona dell’antico Ospedale, posta in corrispondenza dell’attuale Centro Culturale Polivalente , era inagibile e la sua ricostruzione prevedeva, in ragione delle nuove esigenze dei fruitori, modifiche all’impianto planimetrico originario. La porta del poggiolo in cornu Evangelii che un tempo immetteva nei vecchi uffici della Confraternita della Misericordia si apriva nel vano scala dell’attuale Centro Culturale. Probabilmente ritenuto obsoleto, questo accesso fu tamponato con mattoni di risulta e più moderni forati di laterizio, ora ben visibili dal lato interno del poggiolo restaurato.
Con questo primo stralcio di lavori, il tamponamento posticcio è stato eliminato e il poggiolo è oggi accessibile dal vano scala del Centro Culturale. Affinchè il poggiolo ritrovato possa essere fruibile, dovrà però essere provvisto di un parapetto a norma di sicurezza. Nel prossimo stralcio di lavori, è prevista l’installazione di un lastra in acciaio corten traforato, analoga a quelle studiate per il ripristino delle ancone laterali e per la realizzazione nella nuova scaletta di accesso alla cantoria.
Un seconda porta di accesso che collegava la Chiesa di S.Maria e la sede della Confraternita era presente nella zona della cantoria, come testimoniavano una nicchia visibile sulla muratura di divisione, all’interno del Centro Culturale, e il corrispondente “rattoppo” di intonaco presente nella cantoria. Anche questo passaggio è stato riaperto durante la prima fase dei lavori di restauro della Chiesa; in tal modo, a lavori ultimati, si potrà fruire della cantoria – prima accessibile solo tramite una stretta scaletta in legno – durante gli eventi allestiti nell’Auditorium.